Scrivo da Roma, la città che non dorme. Mentre scrivo mi si bagna la schiena, fa caldo. Un caldo rinforzato da un'afa infernale; alcuni lo chiamano "caldo africano", purtroppo d'africano questo caldo/killer non ha niente a che fare. Questo è il caldo romano.
Seduto sulla terrazza della mia palazzina, osservo la città di Roma: strade vuote, finestre chiuse, e di quando in volta un gruppo di turisti con larghi capelli formicolando da un monumento ad altro. Ci vuole cuore ed buona dose di pazzia per girare per Roma quando all'ombra si registrano 32° gradi e l'asfalto in alcune zone quasi si scioglie.
A parte il sole e l'alta temperatura, le grande città occidentali invivibile d'estate, per questo la gente è sempre in "piede d'uscita" verso il mare, verso luoghi di villeggiatura, verso la montagna in ogni opportunità che si presenta. L'Italia essendo un paese do mare e montagne, le possibilità di scelte sono tante, ha quasi tutto per quasi tutti i gusti.
Ecco, la città è vuota perché gran parte dei residenti è fuori, ma è piena di stranieri. Restano gli stranieri che devono lavorare: indiani che sostituiscono gli italiani nelle paninerie, romani ed egiziani nei ristoranti e pizzerie, filippine ed altre donne dell'est con gli anziati, e via dicendo. Così che Roma in questo momento di caldo è una città straniera. Gran parte della gente che gira è straniera: lavoratori residenti o turisti. Comunque, è stata sempre così; i romani DOC si conta sulla punta…
Sui mezzi pubblici a Roma, spesso senza aria condizionata, si assistono delle scene incredibili. A parte il canonico e fastidioso ritardo dei Bus e Treni, durante l'estate si vede di tutto: il caldo dà alla testa e molta gente s'arrabbia per ogni cavolata, allora volano parolacce d'ogni colore e fastidio. Gente sudata s'agira per il mezzo bagnando chi s'accosta, gente che risponde al cellulare ad alta voce, ecc. Insomma, un vero laboratorio di convivenza.
Se sei arrivato fino a qui, è perché la lettera è buona, ma per il momento è tutto. Questa è la prima "Lettere per il Villaggio" e credo non sarà l'ultima. Parlerò della vita a Roma, dei rapporti sociali, degli eventi, del cibo, della musica e di tutto ciò che troverò davanti a me. Tutto ciò che vedrà vi dirò e spero possa aiutarvi a capire e/o conoscere Roma, aiutandomi tra l'altro a guardare meglio quello che non si vede che col cuore: il vero amore per una città.
Lettere al Villaggio
Francisco Pacavira
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