terça-feira, 16 de junho de 2009

Mondo Futuro News: Napoli: La morte in diretta di un innocente - "Nessun soccorso per il mio Petru in agonia" - La moglie del romeno ucciso: "L'ambulanza solo dopo mezz'ora"

«Il mio Petru è stato lasciato morire. C' era una sola ambulanza e ha portato via il 14enne. Mio marito è rimasto a terra per 30 minuti. Se era italiano sarebbe stato diverso, a noi ci lasciano finire così». Parole forti nella denuncia di Mirella, la compagna del romeno Petru Birlandeanu ucciso per errore dai killer della camorra. Un delitto compiuto durante una sparatoria tra la folla avvenuta poco prima delle otto di sera martedì a Montesanto.


«Per 5 minuti ha parlato. Per 10, mi ha guardato fisso negli occhi e, quando io gridavo, lui scuoteva la testa e mi stringeva più forte la mano. Per mezz' ora il corpo di mio marito Petruè rimasto per terra e nessuno ha fatto niente. Ci guardavano tuttie c' era anche chi mi scattava fotografie. È arrivata un' ambulanza, ma non era per noi era per il bambino ferito. Due feriti un' ambulanza sola... per l' italiano». Un' accusa. Lunga trenta minuti. Mirella è spaventata e arrabbiata. Mirella ha poco più di vent' anni ed è la moglie di Petru Birlandeanu, il romeno ucciso per errorea Montesanto. Mirella fumae piange. Fuma e si preme le mani sulla testa. Fuma Winston blu e si accuccia per terra, seduta sul cordolo dell' aiuola davanti all' obitorio, tenendo stretta la mano al fratello. Ernesto Cravero, docente della Federico II, sul sito di Noi Consumatori, conferma il racconto di Mirella: «Ritorno verso il ferito, il poveretto non si muove più, la donna che era con lui piange in silenzio. Sento delle sirene, penso: è l' autoambulanza. No, è una volante. Sono disorientato...eppure l' ospedale dei Pellegrini è lì a 100 metri. Chissà, portarvi quell' uomo a braccia o in barella. Alle 20 gli addetti della funicolare chiudono le portea vetro per isolare quel poveretto che è ancora lì e non si muove più». La sparatoria è avvenuta tra le 19.30 e le 19,40: trenta minuti prima. L' accusa di Mirella è dura: «Se era italiano sarebbe stato diverso. Agli italiani noi romeni facciamo paura e ci lasciano morire». E Mirella, piccola donna vestita di nero, con le ciabatte aperte e due cerchi d' oro alle orecchie, in Italia da tre anni, non trova spiegazione né tregua. «Mio marito è morto per 8 euro. Tanti erano i soldi che aveva in tasca. Tanti i soldi che racimoliamo ogni giorno e spediamo quasi tutto in Romania, dove c' è la mia bambina». Petru e Mirella hanno due figli, la più grande ha 10 anni, il più piccolo ne ha 6 e vive a Napoli. «Ma non lo portavamo quasi mai con noi al lavoro», fa notare Mirella. Lavoro? Petru suonava la fisarmonica sulla Cumana, ma era un calciatore. Mirella mostra la carta di identità del marito e racconta: «Era un centravanti del Poli Iasi, serie A rumena. Amava seguire le partite del Napoli e quando poteva giocava con i bambini, insegnava a giocare a calcio anche agli italiani. Perché Petru era romeno, non rom». Quando pronuncia la parola "italiani" grida: «Gli italiani vogliono ammazzare anche me. Non ho visto niente, niente... ma ero lì e la mafia ora mi sta cercando». Un motorino sfreccia nel viale e lei scoppia a piangere. Un attimo dopo una sirena. Mirella si rannicchia e poi balza in piedi. I rumori della paura fanno affiorare i ricordi: «Siamo alla stazione. Sentiamo gli spari. Petru mi afferra e dice: "Corri". Vedo il sangue, ma lui mi dice che è solo un graffio e che devo correre. Fino alla fine ha pensato a me, a salvare me...a lui non ha pensato nessuno e io non potevo fare niente». Torna la rabbia, appannata dall' impotenza. Ora accanto a Mirella c' è suo fratello, una interprete romena, Elisabeta, Enzo Esposito dell' Opera Nomadi, Federico Zinnae Carlo Parato del Partito Identità Romena della Campania. Chi è accanto a Mirella ha già avviato la domanda in Prefettura (che si è già attivata) perché Petru sia riconosciuto vittima di mafia, mentre il Comune si è offerto di organizzare il trasferimento della salma in Romania. Ma Mirella non riesce a seguire niente. Si prepara a passare la notte piangendo, senza che le sue lacrime sfiorino mai il corpo di Petru, come vuole la tradizione. Telefona in Romania: «Preparate il vestito da sposo di Petru. Deve essere tutto pronto, per il funerale. Torniamo a casa presto, per sempre».
(16 giugno 2009)
 
47 COMMENTI RICEVUTI
Commenti
 
Credetemi sono nato e vivo a Napoli, a non più 300 mt dal posto dell'agguato, e credo che sia veramente un posto di merda abitato da gente di merda. Altro che Napoletani brava gente!!!! La gente è triste, di una ignoranza profonda e rabbiosa. La gente da lontano sembra impazzita ...
Inviato da piecece il 16 giugno 2009 alle 22:37
  • 5/5
Ma quanto diavolo ci vuole a comporre tre numeri,118, e salvare la vita di un povero disgraziato,CHE SCHIFO.
Inviato da aribus78 il 16 giugno 2009 alle 22:33
  • 5/5
dopo aver visto il video di repubblica,stamani,ho giurato a me stesso di non passare mai piu' per quella strada maledetta.Mi fa solo SCHIFO a pensare cio' che e' accaduto,PETRU lo vedevo quasi tutti i giorni con la sua fisarmonicas assieme a MIRELA e gli davo sempre 1 o 2 euro e loro ...
Inviato da giuvanne il 16 giugno 2009 alle 22:27
  • 5/5
Ogni commento e' davvero superfluo,se non erro anche il vostro filmato era muto,solo un po' di silenzio,una preghiera ...questo e' quello che mi viene in mente,siamo travolti dall'egoismo,il nostro prossimo ci e' nemico,ci spaventa, non tendiamo piu' la mano a nessuno, ...
Inviato da harun il 16 giugno 2009 alle 22:26
  • 5/5
Io dico solo grazie. Grazie a chi ha pubblicato il video. Grazie per lo schiaffone morale, a chi dice: "Guarda! E tu che faresti?" Basta questo.
Inviato da drekezit il 16 giugno 2009 alle 22:24


di Cristina Zagaria
http://napoli.repubblica.it/dettaglio/nessun-soccorso-per-il-mio-petru-in-agonia/1653157

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