quinta-feira, 18 de junho de 2009

Stati Uniti/Barack Obama: PRE SENTATA LA RIFORMA GLOBALE DEL SI STEMA NORMATIVO DELLA FINANZA - Wall Street e consumatori, la grande svolta di Obama

Federal Reserve «super poliziotto», nuova agenzia che protegga i consumatori e nuovi standard per le ban che

Dal nostro inviato  Massimo Gaggi 

Barack Obama (Epa)
Barack Obama (Epa)
NEW YORK —
 Ben Ber nanke, il capo della Fed, «su perpoliziotto» con ampi pote ri di intervento su tutte le grandi società finanziarie (banche, ma anche assicura zioni e altro) che, proprio per le loro dimensioni, possono far correre un «rischio siste mico » all'intera economia. È l'intervento più forte e, forse, controverso, della riforma dei meccanismi di controllo dei mercati finanziari Usa pre sentata ieri da Barack Obama. Ed è la terza grande sfida lan ciata dal presidente nel tenta tivo di tirare fuori il Paese dal la grave crisi nella quale è pre cipitato e di modernizzarlo, dopo il varo, qualche mese fa, di un pacchetto di stimoli fiscali all'economia da quasi 800 miliardi di dollari e l'av vio di una serie di interventi socio-economici, dalle misu re per il risparmio energetico a una riforma sanitaria che deve migliorare la salute de gli americani ma anche quel la del bilancio federale e alleg gerire le imprese dagli oneri assicurativi che riducono la loro competitività.

Una parte della «corporate America» e il partito repubbli cano sono già sul sentiero di guerra, ma Obama è convin to di aver messo a punto un progetto ben bilanciato, frut to del lavoro fatto dal suo te am economico coi leader del Congresso (soprattutto Bar ney Frank e Chris Dodd, capi di due commissioni-chiave), dopo aver consultato impre se, accademici e organizzazio ni dei consumatori. Secondo i suoi detrattori la riforma introduce troppi vin coli: ad esempio l'obbligo di registrazione presso la Sec, la Consob americana, per gli «hedge fund» e regole molto più severe per l'erogazione dei mutui-casa, con l'abolizio ne delle formule «esotiche» che consentono di ottenere fi nanziamenti imponenti pa gando, all'inizio, rate bassissi me. Vincoli che rischiano di «ingessare» i mercati finan­ziari in una fase nella quale il motore di Wall Street già sta girando ad un ritmo molto ri dotto. Ma il presidente sostiene il contrario: sa che il mercato è un insostituibile e straordina rio produttore di ricchezza e dice di volerne uno «forte e vibrante; ma, per averne uno così, dobbiamo anche render lo trasparente e ben sorveglia to, con adeguate tutele per i consumatori».

Obama sostiene di voler sfi dare la «cultura dell'irrespon sabilità » che ha portato i mer­cati sulla soglia della dissolu zione e che è costata carissi ma a gran parte degli america ni. E avverte che non si farà legare le mani né da chi dice che sta facendo troppo poco — che la sua non è la riforma radicale che sarebbe necessa ria — né da chi lo accusa di andare troppo in là sulla stra da dell'intervento dello Stato in economia, perché stavolta in ballo non ci sono solo i rap porti tra diversi tipi di opera tori finanziari, ma il destino delle pensioni di milioni di americani, delle risorse con le quali la gente paga la for mazione scolastica e universi taria dei figli, la capacità dei cittadini di conservare la casa acquistata con molti sacrifici. Oltre ai rafforzamenti dei poteri della Federal Reserve, la Banca centrale Usa, per pre venire i rischi sistemici (che possono costare centinaia di miliardi di dollari al contri buente, come è avvenuto per il salvataggio di AIG) alla regi strazione degli «hedge fund» (che, comunque, non vengo no regolamentati severamen te, come molti chiedevano) e alle nuove regole per l'eroga zione di mutui, la riforma di Obama contiene diverse altre novità: la costituzione di una nuova «authority» per la tute la dei consumatori di prodot ti finanziari; la previsione che l'originatore di un prestito mantenga un certo interesse al suo rimborso (si parla di un impegno del 5%, ma Oba ma non l'ha precisato), anche se cede il credito, cartolarizza to, ad altri soggetti; una serie di iniziative per colmare i vuoti normativi che fin qui hanno consentito a molti ope ratori di «scegliersi» la loro autorità di sorveglianza, ap profittando della concorren za esistente tra diversi «rego latori ».

Negli Usa ne esistono ben sette. Problemi giuridici e po litici hanno costretto il gover no a rinunciare al progetto iniziale di unificare tutto sot to un ombrello unico. Ma ver rà costituito un consiglio (Council of Regulators) del quale faranno parte tutti gli enti di supervisione del mer cato, presieduto dal ministro del Tesoro, che coordinerà le politiche delle varie agenzie, in modo da evitare che si crei no vuoti o sovrapposizioni. Un solo ente verrà soppresso: l'OTS (Office of Thrift Super vision), un'agenzia del Teso ro che ha dato una pessima prova di sé nel controllo delle banche minori e delle casse di risparmio. Da oggi la rifor ma è all'esame del Congres so, dove le lobby di Wall Stre et che considerano i nuovi vincoli alla loro attività trop po stringenti, sono già al lavo ro. Obama non drammatizza: «C'è sempre stata tensione tra chi ha fiducia nella 'mano invisibile del mercato' e chi, invece crede nella mano visi bile del governo. In sé questa tensione non è negativa: ci aiuta a discutere, ma anche a essere dinamici, ci obbliga ad adattarci, ma anche a cresce re».

Corriere.it

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